Oltre al sonno e alla concentrazione ci sono anche altre cose che non sono state dette a nessuno.
Giornate intere che scompaiono, e brevi attimi che diventano un’eternità.

(Peter Høeg)

lunedì 4 agosto 2008

Salam, maman! L'Iran di Hamid Ziarati


Ho finito di leggere questo libro, piano come un racconto orale, in una torrida giornata semitropicale (cfr. il precedente post su Hamid Ziarati).
Concordo solo in parte su quanto si dice della scrittura dell'autore nella scheda di presentazione del libro, nel sito della casa editrice Einaudi (http://www.einaudi.it/einaudi/ita/catalogo/scheda.jsp?isbn=978880617840&ed=87), che Ziarati scriva in un italiano tutto suo, "insieme preciso e imperfetto, ma straordinariamente espressivo". Scrive come potrebbe farlo un bambino e poi un adolescente; la "vediamo" crescere, questa scrittura, insieme all'io parlante del libro, Ali. Prima uno scrivere semplice e immaginifico, com'è il parlato dell'infanzia, poi schietto, veloce e curioso com'è il linguaggio dell'adolescenza.
Un libro che scorre come una bibita fresca e che, come il film Persepolis, racconta, ad uso della nostra scarsa memoria, una bella fetta di storia recente non solo iraniana; in maniera semplice e per nulla noiosa, di conseguenza in un modo facilmente memorizzabile. Quello che il fratello di Ali, Puyan, fa con le foto, Alì lo compie con le parole: uno scorrere di istantanee sulla Vita che racconta. La propria, quella dei propri familiari - che è quella di molte altre famiglie iraniane della stessa epoca, quella dell'Iran e del Mondo.
D'altronde, la freschezza, la semplicità e l'attenzione all'immagine ripresa è tipica dell'arte iraniana contemporanea, come ci hanno insegnato tutti i film che i vari festival cinematografici, Venezia in testa, ci hanno fatto conoscere.
Fortunatamente.

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